Recensione “Penelopea. La regina di Itaca” di Tatiana Cavola

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“Vedo dai tuoi occhi che non sapevi chi fosse il padre del bambino e che ora sei preoccupata delle possibili conseguenze. Sono qui per tranquillizzarti: nessuno sa la verità su ciò che è accaduto quella notte. I boschi sono sotto la mia giurisdizione e io non permetto a nessuno di ficcare il naso su ciò che avviene, neanche alle mie sorelle impiccione. Figurati! Atena andrebbe a dirlo a quel bamboccione di tuo marito in un lampo e saresti stata punita per una cosa che neanche ricordi. Beh, diciamo che non ricordi la prima.”

Cit. “Penelopea”, canto V, pag. 97
  • Titolo: Penelopea. La regina di Itaca
  • Autrice: Tatiana Cavola
  • Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo
  • Data di pubblicazione: 7 agosto 2020
  • Genere: Narrativa/Miti, leggende
  • Prezzo (euro): 14,90 [cartaceo “flessibile”]
  • Pagine: 280
  • Voto: 9,25⭐

>> T R A M A <<

Tutti conoscono le gesta eroiche di Ulisse, la sua astuzia cantata da Omero, il suo viaggio verso Itaca dove, per vent’anni, la moglie Penelope fa altro che attendere il suo ritorno tessendo la famosa tela. E se non fosse davvero andato tutto così? Se Penelope non fosse stata la moglie paziente che tutti conoscono? Con “Penelopea. La regina di Itaca”, Tatiana Cavola racconta una versione diversa dell’intera vicenda, una storia che non avrebbe potuto trovare spazio nei poemi epici. È Penelope a parlare, finalmente padrona della narrazione. Il risultato è una “controtestimonianza” dai toni pungenti, ironici, e quanto mai attuale.

>> R E C E N S I O N E <<

Per chi ha amato Galatea di Madeline Miller, Penelopea è un esempio perfetto di come tutte le credenze possano essere messe in discussione, se non del tutto ribaltate.

Come l’autrice afferma sin dal prologo attraverso la voce di Penelope, tante bugie sono state dette nei riguardi di questa donna; l’abbiamo sempre conosciuta come una moglie fedele, come colei che per ben vent’anni ha aspettato e ritorno del marito Ulisse tessendo la tela giorno e notte, malinconicamente. E come se non bastasse, l’immagine che ci è stata tramandata di lei è quella di una donna timida, indifesa ed estremamente pudica.

Quest’opera rappresenta un riscatto personale per la giovane donna, “anatra”. Nella sua vita non è mai stata tenuta in larga considerazione dal padre, più interessato a garantire la continuazione della stirpe reale. Viceversa, si sente libera, quando danza nella natura in presenza della madre Peribea e delle altre ninfe.

“Le anatre avevano riportato a riva la neonata del tutto indenne, e al padre non era rimasto altro da fare che riportarla a casa, con somma gioia della madre” –|| Canto I, pag. 23

Occorre riflettere sull’importanza culturale e sociale di simili donne. Abbiamo di fronte una Penelope che, se da un lato ama lasciarsi andare tra le fronde boschive e i canti ammalianti delle altre ninfe, dall’altro non è una ragazzina che vuole vivere un amore da sogno, come quello narrato dai cantori. No. Ormai, è una giovane donna che vorrebbe scegliere da sé l’uomo con cui dovrà condividere il resto della sua vita, magari dopo averlo conosciuto per bene. In condizioni normali, però, questo suo pensiero non potrà mai attecchire alla società in cui vive, dove i matrimoni avvengono per motivi politici, economici e dinastici.

Eppure, Penelope, a lungo andare, si rivela una donna risoluta e tenace, dai tratti caratteriali ben definiti. Un grande esempio, lei, di lotta per la vita, anche per il bene del suo bambino; di come in una donna possano coesistere la sensibilità e la dolcezza di una madre e il senso di responsabilità e il rigore nei confronti di un regno.

E, a tal proposito, se si crede che a quel tempo il detentore più adatto del potere sia l’uomo, ciò è pura menzogna! Una figura femminile al potere, come l’intraprendente Penelope, è quel che serve alla società. Come lei riesce a risollevare le sorti della città (l’economia, l’edilizia, la sfera del culto religioso e devozionale, l’approvvigionamento idrico ecc.) nessuno prima d’allora vi è riuscito.

“Nei pochi mesi in cui la regina ha detenuto il potere è riuscita a generare più ricchezza e benessere di quanto non sia accaduto a memoria d’uomo. […] Solo la demenza senile può impedirti di vedere il futuro luminoso che ella sta costruendo per tutti noi e per le generazioni a venire. Il suo operato è come una gigantesca tela, il cui ordito è così intricato che […] facendo un passo indietro se ne ammira la grandiosità nel suo complesso e si può solo rimanere sbalorditi.” –|| Canto XIII, pag. 266

Peccato che gli anziani tradizionalisti e sessisti, come il buon vecchio Laerte, padre di Ulisse, non si fermano davanti a nulla, pur di rovinare una donna, segnandone nell’intimo, colpendo la sua fragilità insomma. Ma nemmeno le barriere imposte dall’uomo riescono a ostacolare i piani divini e a far crollare la donna!

Tutte le donne dovrebbero prendere esempio da Penelope, che nella sua vita ha vissuto con amore e passione; che ha costantemente portato fede e rispetto ai suoi valori più cari; che, nonostante le circostanze avverse, non è mai venuta meno ai suoi doveri e non ha mai lasciato che qualcuno le mettesse i piedi in testa.

Tante perdite, spesso causate da manovre superiori, ha dovuto accettare a malincuore e superare, anche quella del suo amato Sileno! Questi, un satiro che una mattina si sveglia al suo fianco, che riesce a costruire con lei una relazione felice e piena di amore e di leggerezza, oltre che una famiglia, per la cui salvaguardia sarebbe anche pronto a sfidare un intero plotone di soldati avversari o di creature mostruose.

“[…]un satiro, che assomigliava moltissimo a Sileno, inginocchiato nell’atto di tendere una mano verso di lei. Nella mano protesa c’era un minuscolo cuore. […] <<Volevo che sapessi che tu hai il mio cuore, ora e per sempre>>” –|| Canto VI, pag. 118

E che anche questo sia di monito: la donna non ha nulla di meno di un uomo e per questo non deve sacrificare la sua felicità per nessuno, men che meno per qualcuno che non ha considerazione alcuna di lei, che non apprezza la bellezza e la bontà della sua anima. Che tutte le donne continuino a fare a pugni con la vita, a volte persino scalando montagne ripide, per sentirsi fiere di se stesse nella dimensione pubblica e privata. A tutte, viviamo per amare noi stesse e farci amare da un Sileno, che non cambierebbe nulla di noi! Siamo, tutte, come Penelope!

E, infine, un ultimo elogio anche a tutti gli uomini che, ora come allora Sileno, sanno valorizzare per davvero la loro compagna di vita; che decidono con assennatezza di amarla come lei con loro, con rispetto e sincerità, a volte fino al punto di concretizzare tale legame con una nuova piccola vita, per la cui crescita sana e sicura scelgono di combattere quotidianamente, persino mettendo a repentaglio la loro stessa esistenza. Che il mondo continui a ospitare tal genere di donne e di uomini!

 Alessandra ❣  —

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